Paesaggio, olio su tavola cm.25x33, anno 1930/35 Natura morta con cipolle, olio su tavola cm.30x41, anno 1930/35 Retro di Natura morta con cipolle, olio su tavola cm.30x41, anno 1930/35
 
 
Incisione del 1968
 
 

Giovanni Barbisan

Foto di Giovanni Barbisan ante 1974

Giovanni Barbisan è nato a Treviso il 6 Aprile1914.Il padre Natale Antonio è un pittore decoratore, specializzato nella decorazione di chiese.
Nel 1931 si iscrive ai corsi liberi di nudo all'Accademia di Belle Arti di Venezia, avendo tra i docenti Guido Cadorin e soprattutto Giovanni Giuliani per l'incisione. Ma la sua formazione è soprattutto da autodidatta.
Nel 1932 inizia la sua attività espositiva con la partecipazione ad una collettiva dell'Opera Bevilacqua La Masa a Venezia, seguita l'anno dopo dalla prima partecipazione IXMostra Trevigiana d'Arte, organizzata da Bepi Mazzotti, cosa che lo inserisce di diritto nel milieu culturale trevigiano di quegli anni, affianco ad artisti come Gino Rossi, Arturo Martini, Bepi Fabriano, Nino Springolo e Arturo Malossi.
Nel1935 acquista dal maestro Giuliani il suo primo torchio, avvenimento che trasforma la sua casa trevigiana nel centro di irradiazione dell'arte calcografica a Treviso per molti decenni.
Nel 1937 inizia il suo insegnamento al Liceo Artistico a Venezia. Il conflitto bellico lo spinge tra Albania e Grecia, Russia e Italia del sud, avvicinandosi ad una visione personale del paesaggio che connoterà tutta la sua attività nel dopoguerra e spingendolo ad un progressivo e volontario isolamento. Parte essenziale della sua poetica viene affidata ad un'arte di nicchia, intima e quasi segreta, come la grafica, che gli varrà nel 1950 il massimo riconoscimento in carriera, col premio internazionale per l'incisione alla XXV Biennale Internazionale d'Arte di Venezia.
I soggetti della pittura e dell'incisione di Barbisan nel secondo dopoguerra sono sostanzialmente due: le nature morte ed i paesaggi, entrambi colti spesso nel cortissimo raggio della visione dal finestrone del suo studio, quasi si trattasse di un hortus conclusus sufficiente, perchè perfettamente dominabile, rendendo la sua arte sostanzialmente intimista.
Negli anni settanta Barbisan ottiene finalmente il riconoscimento pieno della critica, con numerose mostre di grande prestigio a livello nazionale ed internazionale.
Giovanni Barbisan muore ad Orbetello, nella maremma che amò come una seconda patria, il 7 giugno 1988. Le sue opere sono conservate in numerosi musei italiani ed europei.

Tratto dalla presentazione della personale di Giovanni Barbisan presso il Museo Casa Giorgione di Castelfranco Veneto, curata da Galleria Flavio Stocco e Luca Baldin il 6 aprile 2014 nel centenario della nascita.

 

Ha partecipato fin da giovanissimo, alle mostre più importanti in Italia ed all'estero. Presente a tutte le Biennali Internazionali di Venezia dal 1936 al 1966, a cinque Quadriennali d'Arte di Roma e ad altre importanti rassegne, come la Mostra d'Arte Italiana a Berlino nel 1937, al Cairo nel 1950, a Lisbona e ad Atene nel 1953. In mostre colletive ha esposto a Boston, Stoccolma, Lima, Wiebaden, Tokio, Lugano, Bruxelles, Lubiana, Varsavia, Mosca.
E' stato premiato alla Biennale di Venezia nel 1940 e nel 1950, alla Promotrice Belle Arti di Torino nel 1953, alla Quadriennale di Roma nel 1953, al Premio Michetti nel 1952, alla Bevilacqua la Masa nel 1964, al Premio Burano nel 1954, al Premio Marzotto nel 1955, alla Mostra Nazionale del Ritratto di Firenze nel 1955, a Reggio Emilia del 1957, al Premio La Spezia nel 1957. 1° Premio Nazionale "A.Soffici" nel 1966 per la grafica. Nel Museo d'arte Moderna di Cà Pesaro (Ve) è stata allestita nel 1974, sotto il patrocinio del Comune di Venezia, una grande mostra antologica di duecento acqueforti.
Sue opere figurano nelle Gallerie d'Arte Moderna di Venezia, Roma, Torino, Verona e nelle collezioni del castello Sforzesco di Milano. All'estero nel Museo di Stoccolma ed in collezioni a Bruxelles, Berna, Boston, Filadelfia, New York, Mosca, Il Cairo.

"....Barbisan severo raccoglimento interiore. L'arte di Barbisan si svolge alla ricerca del particolare minuto, dell'oggetto messo a fuoco e definito nei suoi caratteri essenziali, e sempre con una capacità di attenzione che si esprime nel potere evocativo di termini grafici, nell'ambito di un mondo di piccole cose, di fascino antico...."

Giuseppe Marchiori (1976)

Tratto da: "La Valigia Ieri e Oggi" opere di pittura e scultura - Comune di Venezia, Museo d'Arte Moderna di Cà  Pesaro

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